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Tempo


   Dorme con Venere e in sogno incontra Buddha. Al risveglio è solo. Non torna. Non dà notizie, perché non vuole tornare.
   Smette di cercarla. Distrugge un antico monumento ed erige con i materiali una fortezza senza ingresso e senza uscita. Nemmeno la stupidità può alterare l’indifferenza del cosmo.

   Viaggia in carrozza 10. Deve arrivare dove intende arrivare. La carcassa sferraglia impaurita. Spettri infuriati picchiano la rotaie.
   L'angolo della fronte è schiacciato sul vetro freddo. Le guarnizioni vacillano e chiudono male. Gli spifferi gelano i piedi. Ad ogni tunnel l'onda pressoria turba le membrane. Il metallo delle grate entra nel naso. Ha un odore ferroso, di sangue.
   Un treno grida nel senso opposto. Vi intravede un amico. Scompare in un lampo.
   Il ponte è la parte difficile; poi la si ricorda con affetto.

   Prende corpo la città da cui tutto deriva. Le volte sono scheletri alti come montagne. I mattoni si sfaldano nella pioggia e scoprono altri mattoni. L’erba cresce su colline di argilla. Le cupole sono scavate come grotte nella notte dei tempi.
   Stordito dalla bellezza, contempla la bellezza di una statua. Acefala, inumana.

   Lo sfregio sul braccio non guarisce. Abbassa la manica e guarda altrove. Venere perde il volto ed esplode in lacrime di rabbia.
   Poi si appoggia con la testa su un libro. La porta sbatte e manda odore di cesso. Le riflessioni non hanno più voce.

   Siederemo per terra, faremo finta di dormire. Pioveranno mozziconi e la cenere formerà un tappeto soffocante. Scesi dal mezzo getteremo il biglietto nel primo bidone. Niente sarà come il passato.
   Ritorneremo con un'altra faccia e un altro taglio di capelli.
   Ritorneremo con un'altra faccia e un nuovo taglio di capelli. Fine.



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