A Venezia conoscevo un tizio, un creatore come me. Le vie brulicavano, gli anni erano notti sterminate che iniziavano a svanire. Cicli erano trascorsi. Allo sguardo attento non sfuggivano ripetizioni. Questo non importa.
   Non credevo al genio, e ciò non cambiò; dal suo distacco invece trapelavano allusioni a sé. Egli scherniva la concezione univoca, la visione statica della verità. Si opponeva alla realtà empirica come l'unica considerabile; incarnava il concetto girando vestito come un agente del non giudizio, l’occhio destro coperto da una foglia e una cicatrice verde tracciata attraverso il collo.
   Anche in casa manteneva il costume, non lo riponeva nemmeno per dormire. Aveva cambiato il proprio nome all'anagrafe, elaborato una formalità che non trasgrediva mai. Questo era il suo modo di vivere.
   Disponeva di un arsenale in cui non mancavano argomenti scientifici - non poteva considerarli seriamente, tuttavia sapeva opporli alle dottrine assolutiste. Immune ad ogni forma di idealismo, ergeva difese formidabili alle tentazioni materialiste, meccaniciste, deterministe: innumerevoli visioni possono essere accettate o rigettate, posti i relativi assiomi. Tutto, lo stesso relativismo, può essere ridotto a un atto di fede.
   Non vi è un solo modo di vedere le cose. Vi sono infiniti piani di osservazione, e ciò che è vero in un dato livello è irrilevante nel precedente e del tutto falso nel successivo.
   Stava da solo, provvedeva a tutto; sapeva conciliare la pratica del vivere alle astrazioni lontane come nebulose appena formate.
   Aderì allo schema così a fondo che divenne una ripetizione inconsapevole, forse un’abitudine. Credette al nuovo ordine, perché rispecchiava la propria natura, anzi ne discendeva.
   Scrisse le verità che voleva conoscere, le leggi che intendeva osservare, perché ognuno crea un mondo a sua immagine e vi mette radici, se ne ha la forza.
   Si aggrappò all’infanzia, alla vecchiaia, all’eco dell’antichità. Li piegò a sé, a loro piegò se stesso. Si servì delle idee, e di alcune divenne servo.
   Cadde come un eroe misero e ridicolo, una figura qualunque, compressa e dalla mente rotta, cui ancora rendo omaggio, sebbene non lo conoscessi, né creda alla sua storia.
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